VIOLANT
Con la promozione dell’Ambasciata Italiana in Turchia e la curatela della galleria Guler Sanat, l’artista si cimenta in una residenza che la vede esporre ad Ankara con altri 4 artisti italiani in occasione della mostra In a distant Proximity.
Come nella sua ultima serie Doctrina Amoris che vedeva i materassi come oggetto di indagine della relazione, anche qui l’artista utilizza degli oggetti quotidiani per proseguire la sua indagine sulle relazioni. Affascinata dalla cultura turca studia i cuscini tipici del luogo e li pone nello spazio costruendo una serie di moduli visivi che portano l’osservatore all’interno di una scena, dove il vuoto e il pieno vengono segnati dall’oro.
Come nella cultura bizantina, anche qui l’oro diventa un simbolo e per l’artista evoca lo spazio sacro della presenza, non più il patto stipulato della relazione. E’ la normalità della quotidianità che diventa sacralità e anche qui l’estetica si arricchisce di dettagli e di minimalità, di rigore e di finto distacco.
L’artista vuole evocare, e lo fa anche con i doppi o tripli strati di velature ad olio di colore magenta. E’ da questa scelta cromatica che prende il nome la serie Violant, che sta a significare “Essi Violano”. La presenza militare turca al confine e i primi bombardamenti tra Turchia e Siria mettono nell’artista un’atmosfera di imminente disastro, sia personale che sociale, la stessa che si respira osservando questi spazi, dove le relazioni non esistono e non sono presenti, ma vengono evocate. Forse cercate.